A 24 ore dalla morte, da destra a sinistra, si lodano i grandi meriti di Silvio Berlusconi, poco importa se reali o meno. La grande vittoria di Berlusconi è l’aver imposto la sua narrazione egemone, che nessuna voce o fatto sembra più in grado di scardinare...
Silvio Berlusconi è morto ieri, lunedì 12 giugno. A poco più di 24 ore dalla sua morte, in Italia, e in parte anche alle nostre latitudini, è iniziato il processo di beatificazione. Alessandro Cecchi Paone, già "valletto" di Loretta Goggi sulla Rai, per poi reinventarsi "giornalista scientifico" e infine politico su La 7, ha cantato le lodi di Berlusconi, quale il più grande innovatore, nella comunicazione, nella grande distribuzione, nelle televisioni, nella politica, con il maggioritario, e della "rivoluzione liberale" (ma quale "rivoluzione liberale" ha fatto Berlusconi, padre ed ispiratore di tutte le leggi ad personam che l'Italia ha avuto, negli ultimi 30 anni?).
Solo Marco Travaglio, sempre su La7 dalla Gruber, si è opposto alla beatificazione.
Il "Berlusca" non è stato un innovatore perché non ha inventato nulla. Semmai, un po' parassitariamente, ha preso quello che era stato inventato o promosso da altri, e l'ha astutamente riconfezionato e infiocchettato, nel flusso della sua narrativa persuasiva.
Il maggioritario, il bipolarismo, l'alternanza fra centrodestra e centrosinistra, sono un'invenzione di "Mariotto" Segni (Dc e figlio dell'ex Presidente della Repubblica, Antonio) e di Achille Occhetto (ultimo segretario nazionale del Pci e primo segretario nazionale del Pds), con il sostegno di costituzionalisti come Augusto Barbera, ma anche Sergio Romano. Chi ostacolò in tutti i modi il referendum per il maggioritario, fu il segretario del Psi Bettino Craxi (e le reti televisive del “Biscione” supportavano in tutto e per tutto il buon Bettino). Casomai, era un certo novello direttore d'assalto, quale era in quegli anni Vittorio Feltri, che dirigeva "L'Indipendente" e non era ancora sul libro paga del signore di Arcore, che sposò e sostenne la battaglia di Segni e Occhetto.
Berlusconi, la grande distribuzione organizzata non l'ha innovata, ma ha acquistato la Standa, dalla Montedison di Gardini. Allora la più grande catena di distribuzione italiana, Berlusconi l'ha trasformata nella "Casa degli italiani”, per poi, un decennio dopo, venderla a pezzetti e abolirne l'insegna. Cecchi Paone, sveglia, non innovatore, bensì liquidatore!
Vogliamo parlare dell'esito dell'unica esperienza nell'industria manifatturiera italiana di Berlusconi, ovvero quella della Simac, azienda costruttrice di robot da cucina e di grande successo all'inizio degli anni '80? Berlusconi la compra sul finire degli anni '80 ad un prezzo esorbitante e dopo pochi anni la lascia miseramente fallire.
Anche nel suo core business, le televisioni, Berlusconi non inventa e non crea nulla. Canale 5 nasce da Telemilano nel 1978, che a sua volta nasce da Telemilanocavo, fondata da Properzj e Moretti nel 1974 (loro sì avanguardisti nel mondo delle televisioni private). Poi acquista dai Rusconi (editori del settimanale “Gente” e del quotidiano milanese “La Notte”) Italia 1 e dalla Mondadori (già in mano alla famiglia Formenton) Rete 4. Anche il "braccio cinematografico", la Medusa, è stata acquistata dal critico cinematografico Lorenzo Ventavoli e negli anni '80 fa entrare nella sua orbita anche l'Artisti associati, di Renzo Rossellini jr (figlio del papà di "Germania anno zero").
L'espansione internazionale del Berlusca? In gran parte un flop. Tanto La Cinq in Francia (tanto voluta dall'Eliseo, quando l'inquilino era il socialista Mitterand, ma soprattutto, quando il premier a Parigi era un certo Laurent Fabius, il peggior esponente socialista, assieme ad Edith Cresson, che la Francia abbia mai avuto!), quanto Telefunf in Germania, non sono mai decollate. L'unica espansione che gli ha dato qualche soddisfazione è quella spagnola, dove crea Telecinco (ma, come emittente privata, è stata battuta per fatturato ed indici d'ascolto da Antenna 3, di proprietà dell'editore italiano De Agostini), tanto voluta da un altro socialista, lo spagnolo Felipe Gonzales.
Insomma, il Berlusca ha inventato, creato ed innovato poco e nulla. Anche Milano 2, prima, e Milano 3, dopo, della sua Edilnord, non sono nulla di nuovo: una signora ereditiera, Madame (Bolchini) Bonomi, fece edificare il quartiere "Milano San Felice", un decennio prima che a Berlusconi venisse in mente di fare Milano 2! E poi a Milano, quanto a Roma, dagli anni '70 al 2005, si diventa ricchi facendo i “palazzinari”. Vale per i siciliani Ligresti a Milano e Caltagirone a Roma, fino ad arrivare al nuovo millennio con i Zunino, Coppola, Ricucci (poeta e filosofo incompreso, l'ex compagno di Anna Falchi, passerà alla storia per la sua perla di saggezza: "...fare i froci con il culo degli altri...").
Il Berlusca era un buon venditore, forse anche di aspirapolveri, ma sicuramente di narrazioni e storytelling. Tre volte premier (1994-1995, 2001-2006, 2008-2011), mai è riuscito a vincere le elezioni dopo essere stato al Governo (ma questo vale anche per qualsiasi esponente del centrosinistra) e, in 9 nove anni complessivi a Palazzo Chigi, non è riuscito a fare una riforma che sia una riforma. I suoi governi hanno sempre incrementato il debito pubblico italiano (mentre quelli di Prodi lo hanno ridotto e gli altri premier hanno puntato a "tirare a campare"), come ha aumentato i deficit di bilancio. Non ha modernizzato nulla di un'Italia per certi versi antiquata e vetusta, non ha neanche liberalizzato e privatizzato nulla. Ha parlato e proclamato il ponte sullo stretto, ma i suoi governi, a livello infrastrutturale, non hanno tirato assieme nulla. La Tav, l'alta velocità ferroviaria italiana, l'hanno realizzata Prodi e Di Pietro (che non sapeva parlare italiano, ma sapeva far funzionare gli appalti per la Tav fra Bologna, Firenze e Roma). Quello che è stato modernizzato, nella Lombardia di Berlusconi, a livello infrastrutturale, è merito del ciellino Roberto Formigoni, prima, e del leghista Roberto Maroni, dopo (nuovo grattacielo della sede della Regione a Milano compreso). L'Expo 2015 a Milano se lo aggiudica nel 2008 il governo Prodi (con un certo impegno di Giovanna Melandri) e lo realizza Letizia Moratti e poi l'ex rifondaiolo Giuliano Pisapia (con il dissenso del suo primo vice, l'architetto Boeri). La Roma della "Nuvola" di Fuksas, l'Ara Pacis di Richard Meier, il Maxxi di Zaha Hadid e la Città della Musica di Renzo Piano, sono di marca veltroniana, mentre il Berlusca tornava con regolarità a parlare del Ponte sullo stretto di Messina.
Berlusconi dovrà lasciare Palazzo Chigi nel 2011, non tanto per le Noemi e le Ruby varie e neanche per le 10 domande di Repubblica, bensì perché l’Italia, grazie alla sua conduzione, assieme a Giulio Tremonti (più preso dagli orologi di Milanese che dai vincoli di Bilancio), rischia il default e di portare tutta l'Unione europea nelle sabbie mobili. In fretta e furia, si mette il bocconiano liberista di centrodestra Mario Monti a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi, per tamponare la disastrosa situazione finanziaria del duo Berlusca-Giulietto.
Il Berlusca è un fantastico imbonitore, che ha promesso sempre di abbassare le imposte e le tasse e invece le aumentava, che ha promesso per un quarto di secolo (1994-2022) l'edificazione del Ponte sullo stretto, mentre l'unica cosa che si costruiva sotto i suoi governi erano case e affini abusive, prometteva un'Italia importante nello scacchiere internazionale e invece nessuno se lo filava, fra una battuta sul fondo schiena della Merkel, un Obama abbronzato e le corna durante le foto di turno nei summit internazionali.
L'imbonitore Berlusca scende in politica nel 1994 e le spara subito grosse, promettendo un milione di nuovi posti di lavoro (che nessuno vede) e prosegue negli anni 2000 con un'altra sparata, l'elisir della lunga vita, che lo farà vivere ben 120 anni (essendo morto a 86 anni, 34 anni prima, questo elisir non è così efficace).
Sparata dopo sparata, ormai non faceva più presa, tanto che il 25 settembre 2022 alle elezioni politiche il suo partito ha preso un misero 7%! Berlusconi, politicamente, era morto dal 2011, da quando, portando l'Italia a un passo dal default, la sua figura era stata definitivamente compromessa. Forse aveva ragione alla fine (ma solo alla fine) Indro Montanelli, che diceva che Berlusconi bisognava farlo governare: solo così gli italiani si sarebbero accorti di quanto fosse incapace a governare un Paese.
Ma sicuramente, ha altresì ragione Adriano Celentano, quando, commentando la morte di Berlusconi, ha dichiarato che rappresentava, nel bene e nel male, l’italiano medio.
a.m.
(segue seconda parte)
Silvio Berlusconi è morto ieri, lunedì 12 giugno. A poco più di 24 ore dalla sua morte, in Italia, e in parte anche alle nostre latitudini, è iniziato il processo di beatificazione. Alessandro Cecchi Paone, già "valletto" di Loretta Goggi sulla Rai, per poi reinventarsi "giornalista scientifico" e infine politico su La 7, ha cantato le lodi di Berlusconi, quale il più grande innovatore, nella comunicazione, nella grande distribuzione, nelle televisioni, nella politica, con il maggioritario, e della "rivoluzione liberale" (ma quale "rivoluzione liberale" ha fatto Berlusconi, padre ed ispiratore di tutte le leggi ad personam che l'Italia ha avuto, negli ultimi 30 anni?).
Solo Marco Travaglio, sempre su La7 dalla Gruber, si è opposto alla beatificazione.
Il "Berlusca" non è stato un innovatore perché non ha inventato nulla. Semmai, un po' parassitariamente, ha preso quello che era stato inventato o promosso da altri, e l'ha astutamente riconfezionato e infiocchettato, nel flusso della sua narrativa persuasiva.
Il maggioritario, il bipolarismo, l'alternanza fra centrodestra e centrosinistra, sono un'invenzione di "Mariotto" Segni (Dc e figlio dell'ex Presidente della Repubblica, Antonio) e di Achille Occhetto (ultimo segretario nazionale del Pci e primo segretario nazionale del Pds), con il sostegno di costituzionalisti come Augusto Barbera, ma anche Sergio Romano. Chi ostacolò in tutti i modi il referendum per il maggioritario, fu il segretario del Psi Bettino Craxi (e le reti televisive del “Biscione” supportavano in tutto e per tutto il buon Bettino). Casomai, era un certo novello direttore d'assalto, quale era in quegli anni Vittorio Feltri, che dirigeva "L'Indipendente" e non era ancora sul libro paga del signore di Arcore, che sposò e sostenne la battaglia di Segni e Occhetto.
Berlusconi, la grande distribuzione organizzata non l'ha innovata, ma ha acquistato la Standa, dalla Montedison di Gardini. Allora la più grande catena di distribuzione italiana, Berlusconi l'ha trasformata nella "Casa degli italiani”, per poi, un decennio dopo, venderla a pezzetti e abolirne l'insegna. Cecchi Paone, sveglia, non innovatore, bensì liquidatore!
Vogliamo parlare dell'esito dell'unica esperienza nell'industria manifatturiera italiana di Berlusconi, ovvero quella della Simac, azienda costruttrice di robot da cucina e di grande successo all'inizio degli anni '80? Berlusconi la compra sul finire degli anni '80 ad un prezzo esorbitante e dopo pochi anni la lascia miseramente fallire.
Anche nel suo core business, le televisioni, Berlusconi non inventa e non crea nulla. Canale 5 nasce da Telemilano nel 1978, che a sua volta nasce da Telemilanocavo, fondata da Properzj e Moretti nel 1974 (loro sì avanguardisti nel mondo delle televisioni private). Poi acquista dai Rusconi (editori del settimanale “Gente” e del quotidiano milanese “La Notte”) Italia 1 e dalla Mondadori (già in mano alla famiglia Formenton) Rete 4. Anche il "braccio cinematografico", la Medusa, è stata acquistata dal critico cinematografico Lorenzo Ventavoli e negli anni '80 fa entrare nella sua orbita anche l'Artisti associati, di Renzo Rossellini jr (figlio del papà di "Germania anno zero").
L'espansione internazionale del Berlusca? In gran parte un flop. Tanto La Cinq in Francia (tanto voluta dall'Eliseo, quando l'inquilino era il socialista Mitterand, ma soprattutto, quando il premier a Parigi era un certo Laurent Fabius, il peggior esponente socialista, assieme ad Edith Cresson, che la Francia abbia mai avuto!), quanto Telefunf in Germania, non sono mai decollate. L'unica espansione che gli ha dato qualche soddisfazione è quella spagnola, dove crea Telecinco (ma, come emittente privata, è stata battuta per fatturato ed indici d'ascolto da Antenna 3, di proprietà dell'editore italiano De Agostini), tanto voluta da un altro socialista, lo spagnolo Felipe Gonzales.
Insomma, il Berlusca ha inventato, creato ed innovato poco e nulla. Anche Milano 2, prima, e Milano 3, dopo, della sua Edilnord, non sono nulla di nuovo: una signora ereditiera, Madame (Bolchini) Bonomi, fece edificare il quartiere "Milano San Felice", un decennio prima che a Berlusconi venisse in mente di fare Milano 2! E poi a Milano, quanto a Roma, dagli anni '70 al 2005, si diventa ricchi facendo i “palazzinari”. Vale per i siciliani Ligresti a Milano e Caltagirone a Roma, fino ad arrivare al nuovo millennio con i Zunino, Coppola, Ricucci (poeta e filosofo incompreso, l'ex compagno di Anna Falchi, passerà alla storia per la sua perla di saggezza: "...fare i froci con il culo degli altri...").
Il Berlusca era un buon venditore, forse anche di aspirapolveri, ma sicuramente di narrazioni e storytelling. Tre volte premier (1994-1995, 2001-2006, 2008-2011), mai è riuscito a vincere le elezioni dopo essere stato al Governo (ma questo vale anche per qualsiasi esponente del centrosinistra) e, in 9 nove anni complessivi a Palazzo Chigi, non è riuscito a fare una riforma che sia una riforma. I suoi governi hanno sempre incrementato il debito pubblico italiano (mentre quelli di Prodi lo hanno ridotto e gli altri premier hanno puntato a "tirare a campare"), come ha aumentato i deficit di bilancio. Non ha modernizzato nulla di un'Italia per certi versi antiquata e vetusta, non ha neanche liberalizzato e privatizzato nulla. Ha parlato e proclamato il ponte sullo stretto, ma i suoi governi, a livello infrastrutturale, non hanno tirato assieme nulla. La Tav, l'alta velocità ferroviaria italiana, l'hanno realizzata Prodi e Di Pietro (che non sapeva parlare italiano, ma sapeva far funzionare gli appalti per la Tav fra Bologna, Firenze e Roma). Quello che è stato modernizzato, nella Lombardia di Berlusconi, a livello infrastrutturale, è merito del ciellino Roberto Formigoni, prima, e del leghista Roberto Maroni, dopo (nuovo grattacielo della sede della Regione a Milano compreso). L'Expo 2015 a Milano se lo aggiudica nel 2008 il governo Prodi (con un certo impegno di Giovanna Melandri) e lo realizza Letizia Moratti e poi l'ex rifondaiolo Giuliano Pisapia (con il dissenso del suo primo vice, l'architetto Boeri). La Roma della "Nuvola" di Fuksas, l'Ara Pacis di Richard Meier, il Maxxi di Zaha Hadid e la Città della Musica di Renzo Piano, sono di marca veltroniana, mentre il Berlusca tornava con regolarità a parlare del Ponte sullo stretto di Messina.
Berlusconi dovrà lasciare Palazzo Chigi nel 2011, non tanto per le Noemi e le Ruby varie e neanche per le 10 domande di Repubblica, bensì perché l’Italia, grazie alla sua conduzione, assieme a Giulio Tremonti (più preso dagli orologi di Milanese che dai vincoli di Bilancio), rischia il default e di portare tutta l'Unione europea nelle sabbie mobili. In fretta e furia, si mette il bocconiano liberista di centrodestra Mario Monti a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi, per tamponare la disastrosa situazione finanziaria del duo Berlusca-Giulietto.
Il Berlusca è un fantastico imbonitore, che ha promesso sempre di abbassare le imposte e le tasse e invece le aumentava, che ha promesso per un quarto di secolo (1994-2022) l'edificazione del Ponte sullo stretto, mentre l'unica cosa che si costruiva sotto i suoi governi erano case e affini abusive, prometteva un'Italia importante nello scacchiere internazionale e invece nessuno se lo filava, fra una battuta sul fondo schiena della Merkel, un Obama abbronzato e le corna durante le foto di turno nei summit internazionali.
L'imbonitore Berlusca scende in politica nel 1994 e le spara subito grosse, promettendo un milione di nuovi posti di lavoro (che nessuno vede) e prosegue negli anni 2000 con un'altra sparata, l'elisir della lunga vita, che lo farà vivere ben 120 anni (essendo morto a 86 anni, 34 anni prima, questo elisir non è così efficace).
Sparata dopo sparata, ormai non faceva più presa, tanto che il 25 settembre 2022 alle elezioni politiche il suo partito ha preso un misero 7%! Berlusconi, politicamente, era morto dal 2011, da quando, portando l'Italia a un passo dal default, la sua figura era stata definitivamente compromessa. Forse aveva ragione alla fine (ma solo alla fine) Indro Montanelli, che diceva che Berlusconi bisognava farlo governare: solo così gli italiani si sarebbero accorti di quanto fosse incapace a governare un Paese.
Ma sicuramente, ha altresì ragione Adriano Celentano, quando, commentando la morte di Berlusconi, ha dichiarato che rappresentava, nel bene e nel male, l’italiano medio.
a.m.
(segue seconda parte)